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Assegno di inclusione (ADI) 2024, guida al sostegno economico #finsubito prestito immediato


L’Assegno di Inclusione (ADI) è una misura di contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale attiva dal 2024. Punta a sostenere le fasce deboli attraverso percorsi di formazione, inserimento sociale e politiche attive del lavoro: secondo l’ultimo Osservatorio statistico dell’INPS sull’ADI, nei primi sei mesi del 2024 hanno usufruito dell’Assegno di inclusione circa 1,7 milioni di persone.

In questo articolo troverai i requisiti per ottenere l’ADI, le tabelle con gli importi, le modalità per richiederlo e gli sgravi per assunzioni e lavoro autonomo.

L’Assegno di inclusione è rivolto ai nuclei familiari in cui siano presenti, alternativamente:

I richiedenti possono essere:

  • cittadini italiani;
  • cittadini europei o loro familiari con permesso di soggiorno o diritto di soggiorno permanente;
  • cittadini di altri Paesi con permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo;
  • titolari dello status di protezione internazionale o di apolide.

Al momento della domanda, il richiedente dev’essere residente in Italia da almeno cinque anni, gli ultimi due dei quali in modo continuativo; questo requisito si applica anche per tutta la durata dell’erogazione dell’ADI e si estende ai familiari del beneficiario.

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Il nucleo familiare deve avere:

  • un ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) inferiore a 9.360 euro annui;
  • un valore del patrimonio immobiliare diverso dalla prima casa non superiore a 30.000 euro;
  • un reddito familiare annuo non superiore a 6.000 euro, che sale a 7.560 euro per famiglie con membri over 67 o con disabilità gravi;
  • un patrimonio mobiliare (investimenti, conti correnti) che non superi i 6.000 euro per i single, gli 8.000 euro per nuclei di due persone e gli 10.000 euro per nuclei di tre o più persone. Queste soglie salgono di 5.000 euro per ogni componente con disabilità e di 7.500 per ogni componente in condizione di disabilità grave o di non autosufficienza.

I richiedenti non devono essere in possesso di autoveicoli immatricolati negli ultimi tre anni (eccetto quelli per disabili) né di navi o imbarcazioni da diporto; nella famiglia inoltre non devono essere presenti componenti che abbiano rassegnato le dimissioni dal posto di lavoro, tranne che per giusta causa.

L’importo dell’ADI varia in base alla composizione del nucleo familiare, alla situazione abitativa e al reddito disponibile. La misura massima mensile prevede:

  • 500 euro al mese per nuclei familiari senza componenti minorenni o over 60;
  • 630 euro al mese per nuclei familiari con componenti con disabilità o di età superiore a 67 anni;
  • se il nucleo vive in affitto, un ulteriore contributo fino a 280 euro al mese.

Il beneficio economico non può essere inferiore ai 480 euro annui. Nei primi sei mesi del 2024 l’importo medio erogato dall’INPS per l’ADI è stato di 618 euro al mese, per un totale di 697.640 nuclei familiari.

Dati mensili (2024) Numero nuclei Persone coinvolte Importo medio mensile
Gennaio 512.218 1.264.281 618
Febbraio 485.307 1.182.474 627
Marzo 569.801 1.376.027 616
Aprile 606.987 1.462.552 615
Maggio 624.712 1.501.431 617
Media mensile 560.405 1.357.353 618
Fonte: INPS

Il parametro della scala di equivalenza è pari a 1 per il nucleo familiare ed è incrementato fino a un massimo complessivo di 2.2 (2.3 in presenza di componenti in condizione di disabilità grave o non autosufficienza):

Non sono conteggiati nella scala di equivalenza i componenti che risiedono in strutture a totale carico pubblico o che interrompono la residenza in Italia per un periodo pari o superiore ai 2 mesi, se continuativi, o ai 4 mesi  anche non continuativi nell’arco di 18 mesi.

L’ADI viene erogato sulla “Carta di inclusione” o “Carta ADI”, uno strumento di pagamento elettronico ricaricabile. I beneficiari riceveranno il contributo mensilmente per un periodo non superiore ai 18 mesi continuativi: allo scadere dei 18 mesi può essere rinnovato, previa sospensione di un mese, per altri 12 mesi

La Carta ADI consente di:

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  • effettuare acquisti di beni e servizi presso i POS degli esercizi commerciali in Italia convenzionati con il circuito Mastercard che rientrano nelle categorie di spesa previste  dalla normativa di riferimento;
  • effettuare un bonifico mensile SEPA/Postagiro presso gli Uffici Postali per pagare la rata dell’affitto, in favore del locatore indicato nel contratto di locazione o dell’intermediario che ha concesso il mutuo; 
  • pagare le utenze domestiche presso gli Uffici Postali (con bollettini o MAV postali). È inoltre possibile usufruire delle agevolazioni del Bonus sociale luce e gas;
  • effettuare prelievi di contante entro il limite mensile di 100 euro, moltiplicato per la scala di equivalenza ADI. Nel caso la Carta ADI venga attribuita ai singoli maggiorenni che esercitano la responsabilità genitoriale o sono compresi nella scala di equivalenza, il limite mensile di prelievo di contanti è di massimo 100 euro per ciascuna Carta individuale.

La domanda per ricevere l’ADI può essere presentata all’INPS in via telematica attraverso il sito, oppure presso i CAF o nei patronati. Dopo aver presentato la domanda, i dati verranno resi disponibili nella piattaforma di attivazione per l’inclusione sociale e lavorativa del Sistema Informativo di inclusione sociale e lavorativo (SIISL) dove il richiedente deve:

  • registrarsi sulla piattaforma SIISL e sottoscrivere il Patto di Attivazione Digitale del nucleo familiare (PAD). La sottoscrizione del PAD invia automaticamente i dati ai servizi sociali, in modo che possano analizzarli e determinare importi e percorsi;
  • presentarsi entro 120 giorni dalla sottoscrizione del PAD presso i servizi sociali per un incontro. In assenza di convocazione da parte dei servizi sociali l’erogazione viene sospesa, mentre nel caso in cui il richiedente non si presenti all’appuntamento perde il diritto all’ADI;
  • i componenti maggiorenni, non già occupati e non frequentanti un regolare corso di studi sono tenuti all’adesione a un percorso lavorativo, sottoscrivendo entro 60 giorni il Patto di servizio personalizzato presso i centri per l’impiego.

I beneficiari dell’Assegno di inclusione sono tenuti ad aderire a un percorso di attivazione lavorativa: la mancata adesione al percorso comporta la perdita del beneficio.
Sono esenti dall’obbligo di attivazione lavorativa i componenti:

  • titolari di pensione diretta o comunque di età pari o superiore a 60 anni;
  • con disabilità;
  • affetti da patologie oncologiche;
  • con carichi di cura nei confronti di figli minori di tre anni, oppure di tre o più figli minorenni, oppure di persone in condizione di disabilità o non autosufficienza;
  • inseriti nei percorsi di protezione relativi alla violenza di genere e le donne vittime di violenza, con o senza figli, prese in carico da centri antiviolenza riconosciuti dalle regioni o dai servizi sociali.

I beneficiari esenti dall’obbligo di attivazione lavorativa sono comunque tenuti a sottoscrivere il Patto di inclusione entro 60 giorni dall’avvio del beneficio. La sottoscrizione del Patto di inclusione comporta l’adesione a un percorso personalizzato di inclusione sociale, che può prevedere anche l’adesione ai servizi al lavoro e ai percorsi formativi del Programma nazionale per la Garanzia occupabilità dei lavoratori (GOL) del PNRR.

L’Assegno di inclusione può essere sospeso, revocato o decadere. In caso di sospensione, l’erogazione dell’assegno viene interrotta al verificarsi di un determinato evento, ma riprende al venir meno dell’evento che l’ha comportata; in caso di decadenza, l’erogazione viene sospesa a partire dall’evento e può comportare l’obbligo da parte del beneficiario di restituire l’importo che aveva percepito senza averne diritto, se si riferisce a un evento avvenuto in precedenza; in caso di revoca, il beneficiario deve restituire l’intera somma ricevuta.

La sospensione si applica in caso di:

  • misura cautelare personale;
  • provvedimenti non definitivi di condanna;
  • non ottemperanza agli obblighi di presentazione ai servizi competenti;
  • accettazione di un’offerta lavoro da uno a sei mesi.

La decadenza si applica invece in caso di:

  • condanna in via definitiva del beneficiario per reati con pena di almeno un anno;
  • mancata sottoscrizione del Patto di inclusione;
  • assenza ingiustificata all’appuntamento con i servizi sociali;
  • assenza ingiustificata a iniziative di formazione;
  • mancata accettazione di un’offerta di lavoro da parte dei componenti del nucleo attivabili;
  • comunicazioni false o omesse se queste influirebbero sull’idoneità del nucleo all’ADI;
  • mancata comunicazione di attività lavorativa.

La revoca, infine, si applica se i beneficiari hanno mentito oppure omesso informazioni rilevanti compilando la domanda o in altre comunicazioni obbligatorie.

L’ADI è compatibile con la percezione di NASPI, DISCOLL e Disoccupazione agricola, oltre che con l’Assegno Unico e Universale per i figli. Non è compatibile invece con la Carta “Dedicata a Te”. L’assegno è compatibile anche con la Carta acquisti e con il Supporto Formazione Lavoro (SFL), che però sono rilevanti ai fini del calcolo dell’ISEE e quindi possono influire sull’idoneità all’ADI.

Anche l’Assegno di Inclusione prevede, come il vecchio Reddito di cittadinanza, sgravi per i datori di lavoro che assumono i beneficiari e un contributo aggiuntivo per coloro che decidono di intraprendere un’attività lavorativa autonoma. Nello specifico sono previsti:

  • un esonero contributivo per i datori di lavoro privati del 100% (con un tetto massimo di 8mila euro l’anno) per 24 mesi in caso di contratti a tempo indeterminato;
  • un esonero contributivo del 50% per 12 mesi in caso di contratti a termine o stagionali ;
  • un incentivo del 30% su ogni assunzione tramite le agenzie per il lavoro;
  • un incentivo del 60% su ogni assunzione di persone con disabilità tramite enti autorizzati ed enti del terzo settore;
  • un beneficio aggiuntivo di 6 mensilità dell’assegno (con un tetto massimo di 3mila euro) nel caso in cui il beneficiario avvii un’attività autonoma o si associ a una cooperativa.

Per usufruire dello sgravio il lavoratore non deve essere licenziato nei 24 mesi successivi all’assunzione, se non per giusta causa. Lo sgravio dev’essere restituito anche in caso di dimissioni per giusta causa o di licenziamento durante il periodo di prova. L’esonero contributivo non si estende ai premi e ai contributi dovuti all’INAIL.





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