Per il tuo mutuo non sai se scegliere il tasso d’interesse fisso o variabile? Oppure vorresti chiedere una surroga, ma ti stai domandando se questo sia il momento giusto o meno? Per rispondere a queste domande, oltre a poter contattare un esperto del credito di TeleMutuo.it per una consulenza gratuita e personalizzata, è importante che tu sappia cos’è e come funziona l’inflazione. Una parola che negli ultimi due anni è diventata familiare a molte persone: come influisce sui tassi d’interesse e quindi sul costo dei mutui casa?
Che cos’è l’inflazione
Periodicamente calcolata dall’Istat, l’inflazione è un indice legato alla variazione del livello generale dei prezzi di beni e servizi. Se il suo valore cresce, il potere d’acquisto delle persone si riduce: in pratica, con la stessa somma di denaro si possono acquistare meno beni e servizi.
Le banche centrali, come la Bce (Banca Centrale Europea) o la Fed (Federal Reserve), monitorano attentamente l’andamento dell’inflazione, con l’obiettivo di cercare di mantenere la stabilità dei prezzi: in generale, nella maggior parte dei Paesi con un’economia sviluppata, il livello giudicato “sano” è attorno al +2% annuo.
Qual è la relazione tra inflazione, tassi d’interesse e mutui
Cosa succede se l’inflazione inizia a crescere? La logica è molto semplice: le banche centrali aumentano i tassi di interesse e di conseguenza i prestiti, inclusi i mutui casa, diventano più costosi. Le persone dispongono di meno denaro per i consumi, la domanda di beni e servizi diminuisce, la produzione industriale cala e l’intera economia rallenta.
In un periodo di inflazione stabile è invece probabile che i tassi d’interesse vengano mantenuti costanti, mentre in un periodo di stagnazione economica è possibile che le banche centrali decidano di abbassare i tassi per favorire la ripartenza, rendendo meno costosi anche i mutui casa.
Inflazione e tassi d’interesse tra 2022 e 2024
Guardiamo, per esempio, a quello che è successo negli ultimi due anni. Dalla metà del 2022, a causa di una serie di fattori tra cui il rincaro dei costi del gas, dell’energia elettrica e delle materie prime, l’inflazione ha iniziato a salire velocemente, fino a raggiungere un livello record pari a +11,9% nel mese di ottobre, mai così alto dal 1984: di conseguenza, dopo un lungo periodo di costo del denaro vicino allo zero, la Bce ha iniziato ad alzare i tassi d’interesse fino raggiungere il 4,5%. I tassi sui mutui hanno fatto altrettanto, sfondando il tetto anche del 5%, a seconda dello spread applicato dalle banche.
A partire dal 2024, invece, essendo decisamente calato il livello di inflazione (ad agosto +2,2% nell’Eurozona), la Bce ha invertito la sua politica monetaria, inaugurando una fase di taglio dei tassi, per non deprimere eccessivamente l’economia. Contemporaneamente i saggi d’interesse dei mutui sono scesi fin sotto il 3%, a seconda delle diverse offerte messe sul mercato dagli istituti di credito, come spiega mensilmente il report “Che mutuo che fa”.
Inflazione e mutui: cosa cambia con tasso fisso o variabile ?
Tenere d’occhio il livello d’inflazione è quindi molto importante, anche se non ci si occupa direttamente di economia e finanza, perché può dare il polso della situazione per quanto riguarda i mutui casa.
A questo proposito bisogna essere assolutamente consapevoli anche delle differenze che si possono riscontrare tra tasso fisso e variabile: nel primo caso la rata mensile rimane la stessa per tutta la durata del rimborso, indipendentemente dall’andamento dell’inflazione. Nel secondo, invece, si è soggetti alle variazioni del costo del denaro e alle decisioni di politica monetaria delle banche centrali.
Come comportarsi allora? Ipotizziamo due scenari, premettendo che si tratta di semplificazioni e che i fattori da considerare sono numerosi.
Che cosa fare se l’inflazione sale
Se l’inflazione è in aumento e le banche centrali hanno annunciato imminenti rialzi del costo del denaro, chi ha già in corso un mutuo a tasso fisso non si deve preoccupare, mentre a chi ne ha uno a tasso variabile conviene cominciare a mettersi al riparo al più presto, cercando una rinegoziazione con la propria banca e optando per una soluzione tutelata, oppure surrogando con altro istituto di credito, proteggendosi da rialzi incontrollabili.
Anche a chi sta per sottoscrivere un nuovo finanziamento conviene accelerare la pratica e scegliere al più presto una tipologia di tasso che non risenta di forti oscillazioni, optando per il tasso fisso, se è su valori accettabili, rispetto all’incognita di quanto potrebbe accadere successivamente.
Il consiglio, in questo caso, è quello di non farsi attirare da offerte che apparentemente potrebbero sembrare più convenienti, ma sono senza paracadute/protezione in caso di aumenti dettati dalla macroeconomia.
Che cosa fare se l’inflazione scende
Se l’inflazione sta scendendo e le banche centrali hanno inaugurato una fase monetaria espansiva, si potrebbe optare per il tasso variabile, anche in caso di surroga, in modo da beneficiare immediatamente di ulteriori diminuzioni. Attenzione, però: è sempre difficile fare previsioni economico-finanziarie, quindi chi sceglie questa strada deve comunque mettere in conto possibili aumenti imprevisti dei tassi e dell’importo della rata.
E’ anche vero, però, che, per mitigare l’impatto di un possibile aumento dei tassi di interesse, si possono scegliere formule ibride, come il tasso variabile con rata costante oppure il tasso variabile con Cap.
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