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n Europa, le infrastrutture si trovano all’intersezione di diverse priorità, tra cui la sicurezza nazionale, l’indipendenza della catena di approvvigionamento e l’efficienza energetica. Infrastrutture sicure e resilienti sono fondamentali per salvaguardare gli interessi nazionali e garantire la capacità di rispondere a minacce come la pandemia COVID-19 o la guerra in Ucraina. Riconoscendo queste priorità, i governi europei hanno lanciato ambiziosi programmi di investimento volti a modernizzare e rafforzare le reti infrastrutturali.

Il potenziale deficit di investimenti infrastrutturali in Europa, pari a 2.000 miliardi di dollari da qui al 2040, equivale a un deficit di investimenti annui pari allo 0,35% del PIL. Sebbene il gap europeo sia inferiore a quello stimato degli Stati Uniti, sono necessari investimenti significativi in tutti i settori infrastrutturali della regione.

Per contribuire a colmare questo divario, i responsabili politici europei hanno implementato diversi strumenti e politiche di finanziamento, come NextGenerationEU (750 miliardi di euro), la Politica di Coesione (378 miliardi di euro) e il Meccanismo per collegare l’Europa (33,71 miliardi di euro). Inoltre, prestiti e altri metodi di finanziamento sono stati messi a disposizione attraverso la BEI. Con questi finanziamenti, i responsabili politici stanno dando priorità a quattro aree infrastrutturali chiave: infrastrutture tradizionali, reti infrastrutturali, energia pulita e infrastrutture digitali.

Una parte significativa dei 392 miliardi di euro per la politica di coesione saranno utilizzati per sostenere la costruzione e la manutenzione di progetti infrastrutturali tradizionali, attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e il Fondo di coesione. Con un budget di 33,71 miliardi di euro per il periodo 2021-27, il CEF sosterrà anche lo sviluppo di reti transeuropee ad alte prestazioni, sostenibili ed efficientemente interconnesse nei settori dei trasporti, dell’energia e dei servizi digitali.

Tra le aziende che possono beneficiare dei programmi di finanziamento dell’UE c’è Buzzi SpA, un’azienda italiana leader nella fornitura di cemento e materiali da costruzione. In particolare, Buzzi ha investito in ricerca e sviluppo per produrre cemento e calcestruzzo più ecologici, allineandosi agli obiettivi di sostenibilità dell’UE e diventando un fornitore preferenziale per i progetti infrastrutturali responsabili dal punto di vista ecologico.

Per quanto riguarda le reti infrastrutturali, queste comprendono i sistemi interconnessi che facilitano la circolazione di persone, beni e servizi attraverso regioni e confini. La politica dell’UE in materia di rete transeuropea di trasporto (TEN-T) mira a sviluppare un network completo di strade, ferrovie, vie navigabili interne, rotte marittime, porti, aeroporti e terminali ferroviari in tutta l’UE. L’obiettivo attuale è sviluppare la rete “core” entro il 2030, per poi collegare tutte le regioni dell’UE alla rete “core” entro il 2050.

Le aziende coinvolte nello sviluppo e nella gestione di queste reti infrastrutturali possono essere ben posizionate per trarne vantaggio. Un esempio è Aena SME SA, che gestisce aeroporti ed eliporti in tutta la Spagna. Nel febbraio 2024, la società ha firmato un prestito di 140 milioni di euro con la BEI per finanziare il miglioramento della sicurezza aeroportuale e della resilienza operativa, nonché progetti di innovazione e IT. Questo prestito è stato la terza tranche di un pacchetto di finanziamenti BEI da 800 milioni di euro approvato nel 2022. Si tratta di un ottimo esempio di PPP tra l’UE (tramite la BEI) e un operatore.

Passando invece alle infrastrutture per l’energia pulita, il Green Deal europeo mira a ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 50% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030, e a rendere l’Europa neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. Un terzo dei 1.800 miliardi di euro del NextGenerationEU Recovery Plan e del bilancio settennale dell’UE sarà destinato al finanziamento di questo ambizioso obiettivo.

Tra le aziende in prima linea c’è EDP Renováveis, leader mondiale nel settore delle energie green. Il portafoglio di energie rinnovabili della società è costituito principalmente da impianti eolici onshore, integrati da un’attività solare in crescita. Nel primo trimestre del 2024, l’azienda ha generato il 51% dei suoi ricavi in Europa.

L’infrastruttura digitale, infine, si riferisce agli asset fisici e virtuali che consentono la trasmissione e l’elaborazione dei dati, tra cui le reti in fibra ottica, i data center e le infrastrutture di cloud computing. Il programma politico per il Decennio digitale 2030 dell’UE ha fissato gli obiettivi per il 2030 in quattro settori chiave: infrastrutture digitali, trasformazione digitale delle imprese, competenze digitali e servizi pubblici digitali. Si prevede che l’UE contribuisca a questi obiettivi con 165 miliardi di euro, di cui il 70% dei finanziamenti dovrebbe provenire dallo strumento per la ripresa e la resilienza, una parte importante del NextGenerationEU.

A beneficiare della spinta digitale dell’UE possono essere realtà come Thales SA, una multinazionale francese che sviluppa sistemi elettrici e fornisce servizi per i mercati dell’aerospazio, della difesa, dei trasporti e della sicurezza. L’azienda ha competenze in materia di cybersicurezza, identità e gestione digitale, connettività, big data e intelligenza artificiale.

Le recenti politiche e gli investimenti pubblici dimostrano l’impegno dell’UE a soddisfare le esigenze infrastrutturali dell’Europa e a posizionarla come leader nello sviluppo di infrastrutture sostenibili e resilienti. Infrastrutture solide e ben mantenute sono fondamentali per la crescita economica, la produttività e la competitività, perché facilitano il commercio, attirano gli investimenti e migliorano la qualità della vita. Per gli investitori, dunque, l’esposizione a un paniere di società europee lungo la catena del valore delle infrastrutture della regione può offrire un interessante potenziale di crescita.

 

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