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La soglia di povertà è un parametro essenziale utilizzato per identificare il livello di reddito per spese e servizi considerati essenziali, al di sotto del quale un individuo o un nucleo familiare è considerato povero.

Il primo a formulare questo concetto fu lo studioso britannico Seebohm Rowntree nel 1901, quando stabilì la soglia minima di reddito necessaria per vivere nella città di York. Oggi utilizziamo ancora questo parametro, utile a comprendere il fenomeno della povertà e, di conseguenza, sviluppare politiche sociali mirate.

Punti Chiave:

  • La soglia di povertà indica il livello di reddito per spese e servizi considerati essenziali, al di sotto del quale una famiglia od un individuo possano venire considerati poveri;
  • In Italia, a calcolare la soglia di povertà assoluta è l’ISTAT, che definisce le soglie di spesa minima necessaria per acquisire i beni e servizi in base all’età dei componenti, alla regione e alla tipologia del comune di residenza delle famiglie;
  • La soglia di povertà relativa viene calcolata in base alla spesa media per persona, applicando un’opportuna scala di equivalenza, che tiene conto delle economie di scala realizzabili all’aumentare del numero di componenti.

Come viene calcolata la soglia di povertà in Italia

Il principale indicatore utilizzato per determinare la soglia di povertà è la spesa minima necessaria per acquisire i beni e servizi considerati essenziali. Il concetto è particolarmente rilevante in Italia, dove le disuguaglianze economiche tra le diverse regioni e tra aree urbane e rurali giocano un ruolo cruciale nel definire chi rientra in una categoria definibile “povera”.

Il calcolo della soglia di povertà in Italia è affidato all’ISTAT, che utilizza un metodo basato sul valore monetario di un paniere di beni e servizi considerati essenziali. A incidere sul calcolo di questo valore possono subentrare fattori come la dimensione del nucleo familiare, l’area geografica di residenza e la tipologia del comune (grande città, città periferica, piccolo comune).

Povertà assoluta e povertà relativa: un confronto

Quando parliamo di soglia di povertà facciamo riferimento sia alla povertà assoluta che a quella relativa: la prima si riferisce all’incapacità di sostenere una spesa minima per beni e servizi essenziali, necessari per evitare gravi forme di esclusione sociale; la povertà relativa, invece, considera la posizione economica di un individuo o di una famiglia rispetto al resto della società, basandosi sulla spesa media per consumi.

Una famiglia si trova in povertà assoluta se sostiene una spesa mensile per consumi pari o inferiore alla spesa minima necessaria per acquisire i beni e servizi considerati essenziali. Al contrario, una famiglia può essere considerata in povertà relativa se, pur avendo accesso ai beni e servizi essenziali, il suo tenore di vita è significativamente inferiore rispetto a quello della maggior parte delle famiglie italiane.

Oltre a questo, una differenza principale tra povertà assoluta e relativa è che la povertà relativa segue l’andamento dei redditi del paese.

Le differenze tra povertà assoluta e povertà relativa sono fondamentali per comprendere meglio il fenomeno della povertà in Italia, perché corrispondono anche a due diverse tipologie di esigenze. Mentre la povertà assoluta richiede interventi diretti per garantire l’accesso ai beni e ai servizi di prima necessità, di fronte a situazioni di povertà relativa le politiche di intervento dovrebbero favorire l’inclusione sociale e la riduzione delle disuguaglianze.

Soglia di povertà: ultime stime dell’ISTAT

Con il Report pubblicato in data 25 marzo 2024, l’ISTAT ha diffuso le stime preliminari della povertà assoluta per l’anno 2023, insieme alle stime preliminari delle spese per consumi delle famiglie che, come detto, costituiscono la base informativa per gli indicatori della povertà assoluta.

Secondo le stime preliminari, nel 2023, le famiglie in povertà assoluta si attestano all’8,5% del totale delle famiglie residenti (erano l’8,3% nel 2022), corrispondenti a circa 5,7 milioni di individui (9,8%; quota pressoché stabile rispetto al 9,7% del 2022).

L’incidenza di povertà assoluta familiare per ripartizione geografica mostra, nel 2023, il valore più elevato nel Mezzogiorno (10,3%, coinvolgendo 866mila famiglie), seguito dal Nord (8,0%, 1 milione di famiglie) e dal Centro (6,8%, 365mila famiglie). L’incidenza individuale conferma il quadro tratteggiato in precedenza, con il Mezzogiorno che mostra i valori più elevati (12,1%), sebbene, rispetto al 2022, il Nord presenti segnali di peggioramento (9,0% dall’8,5%; 2,4 milioni di persone).

Nel 2023, secondo le stime preliminari, la spesa media mensile cresce in termini correnti del 3,9% rispetto all’anno precedente. In termini reali invece si riduce dell’1,8% per effetto dell’inflazione (+5,9% la variazione su base annua dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo), senza particolari differenze tra le famiglie più o meno abbienti.

L’aumento delle spese per consumi delle famiglie è diffuso su tutto il territorio nazionale, ma è più accentuato nel Centro (+5,7%) e nel Mezzogiorno (+4,2%), seguiti dal Nord (+3,1, con una variazione non statisticamente significativa nel Nord-ovest). In valori assoluti, la spesa media più elevata si osserva nel Nord, dove si attesta a 2.965 euro mensili, e nel Centro (2.953 euro), seguiti a maggiore distanza dal Mezzogiorno (2.234 euro).

L’impatto per le diverse tipologie familiari

Nel 2023, secondo le stime preliminari, l’incidenza della povertà assoluta secondo le principali caratteristiche familiari mostra valori più elevati per le famiglie più numerose: quelle con cinque e più componenti si attestano al 20,3%, mentre il valore più basso è quello relativo alle famiglie con due componenti (6,1%). La presenza di figli minori continua a essere un fattore che espone maggiormente le famiglie al disagio; l’incidenza di povertà assoluta si conferma più marcata per le famiglie con almeno un figlio minore (12,0%), mentre per quelle con anziani si attesta al 6,4%.

Nel 2023, l’incidenza di povertà assoluta individuale per i minori è pari al 14%, il valore più alto della serie storica dal 2014; i minori che appartengono a famiglie in povertà assoluta, nel 2023, sono pari a 1,3 milioni. Rispetto al 2022, le incidenze di povertà sono stabili anche tra i giovani di 18-34 anni (11,9%) e tra gli over65 (6,2%), che restano la fascia di popolazione a minore disagio economico.

L’importanza dell’educazione finanziaria

La soglia di povertà rappresenta un parametro cruciale per comprendere le disuguaglianze economiche in Italia.

Il tema delle politiche mirate che considerino sia la povertà assoluta, che richiede azioni immediate per garantire i bisogni essenziali, sia la povertà relativa, che necessita di strategie a lungo termine per ridurre le disparità, rimane ancora oggi all’ordine del giorno, Ma nel frattempo, emerge ancora di più l’importanza di un’educazione finanziaria e di un comportamento responsabile nella gestione delle proprie finanze.

Di fronte alla necessità di una maggiore liquidità per spese ingenti o impreviste, come ad esempio le spese mediche, le spese per la casa o per l’istruzione, affidati a professionisti del settore valutando i tassi di interesse e le altre spese accessorie.

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