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L’Italia nel secondo trimestre di quest’anno è cresciuta dello 0,2% con i consumi delle famiglie che risultano sostanzialmente stazionari, quelli delle pubbliche amministrazioni che languono e gli investimenti che mostrano invece un leggero progresso. Sono questi i principali dettagli del quadro economico diffuso oggi dall’Istat con la stima completa dei conti trimestrali. Una stima che conferma quanto anticipato a fine luglio per il dato congiunturale e per quello tendenziale – +0,9% la crescita del Pil rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno – ma che ha tuttavia portato l’Istituto di statistica a rivedere al ribasso le previsioni per la crescita acquisita per l’intero 2024, dallo 0,7% allo 0,6%.

I dati dell’Istat hanno suscitato reazioni opposte tra forze politiche di governo e consumatori: i primi, per voce della premier, puntano il fuoco sulla migliore performance italiana rispetto a quella di altri paesi, mentre le associazioni di difesa degli utenti guardano con preoccupazione soprattutto all’andamento stagnante dei consumi. «L’Italia sta crescendo più di altre nazioni europee, nonostante il rallentamento dell’economia mondiale e la delicata situazione internazionale,” afferma la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sottolineando che «i dati macroeconomici – dal Pil all’occupazione, dall’export agli investimenti – sono positivi e rappresentano un segnale di grande fiducia». E rivendica «le scelte serie» fatte che «insieme alla centralità e all’autorevolezza dimostrata a livello internazionale, stanno contribuendo al buon andamento della nostra economia».

Diversa invece la lettura da parte dell’Unione Consumatori secondo cui il dato sul Pil trimestrale è «allarmante! Il Paese è fermo». Il presidente Massimiliano Dona fa notare infatti che “i consumi finali nazionali non crescono sul trimestre precedente e addirittura scendono dello 0,1% sul secondo trimestre 2023». E ritiene quindi urgente una manovra che concentri le risorse disponibili ad aiutare le famiglie. Di parere analogo anche il Codacons che punta il dito sui «consumi al palo» che rappresentano un «segnale preoccupante» e si affianca nella richiesta che il governo intervenga per sostenere il potere d’acquisto delle famiglie.

Nella fotografia dettagliata l’Istat spiega che la crescita del Pil è dovuta «in lieve parte alle componenti della domanda nazionale, grazie al contributo positivo per 0,1 punti percentuali sia dei consumi delle famiglie, sia degli investimenti e di quello negativo della spesa delle amministrazioni pubbliche per 0,1 punti» e ricorda che il secondo trimestre del 2024 ha avuto due giornate lavorative in meno del trimestre precedente e una in più rispetto a un anno prima. Invece, più consistente è il contributo positivo fornito della variazioni delle scorte, pari a 0,4 punti percentuali, che contrasta quello negativo della domanda estera netta, che sottrae 0,3 punti alla crescita del Pil. Riguardo al valore aggiunto, sono in crescita il settore dei servizi e in calo sia quelli dell’agricoltura, silvicoltura e pesca (-1,7%), sia quello industriale (-0,8%).

Assieme ai dettagli sul Pil sono arrivati oggi anche quelli sui prezzi alla produzione dell’industria, cresciuti in termini congiunturali per il terzo mese consecutivo a luglio. Un rialzo dell’1,3% su base mensile trainato principalmente dall’aumento dei prezzi dei prodotti energetici e in particolare delle bollette elettriche: i costi della fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata sul mercato interno sono infatti saliti del +6,7% rispetto a giugno. Mentre al netto della componente energetica i prezzi sono rimasti pressoché stazionari.

 

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