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Alberto Oliveti, nato il 2 agosto 1953, si è laureato ad Ancona nel 1980, anno in cui ha iniziato la professione come guardia medica. Nel 1982 ha aperto lo studio come medico di famiglia a Senigallia. Nel 1984 si è specializzato in pediatria. Attivo sindacalmente a livello locale e nazionale, dal 1996 al 2011 è stato segretario regionale per le Marche della “Federazione dei medici di medicina generale” (Fimmg). Di previdenza ha iniziato a occuparsi come delegato dall’Ordine dei medici di Ancona negli anni Ottanta. A giugno 2020 è stato rieletto presidente della Fondazione Enpam, “Ente di previdenza dei medici e degli odontoiatri” con 162 voti su 176. Con l’ultimo mandato, resterà in carica fino al 2025. Sue sono state le ultime riforme degli investimenti delle pensioni e dello Statuto dell’Enpam. Da quando ne è diventato presidente (2012) il patrimonio dell’Ente è passato da 12,5 a 23 miliardi di euro, con un utile, nell’ultimo anno, di 1,7 miliardi. Una dote che, nel 2020, ha permesso di finanziare aiuti straordinari ai medici e ai dentisti colpiti dall’emergenza Covid-19. Attualmente è anche presidente dell’Associazione degli enti previdenziali privati italiani (Adepp), che riunisce ben 20 Casse di previdenza e di assistenza, con circa 87 miliardi di patrimonio.

Presidente, le Casse di previdenza non possono rimanere indifferenti di fronte alla crisi generata dall’epidemia da Covid-19, che secondo alcune stime – nel biennio 2020-2021 – causerà̀ la cessazione dell’attività di circa 100mila professionisti, operanti non solo in campo medico, professionisti che vanno sostenuti attraverso indifferibili interventi che possono rientrare in una sorta di “welfare” della crisi. Ci illustri la campagna effettuata nel 2020 da Enpam “versus” Covid-19.

Va premesso che l’uscita forzata dal lavoro difficilmente riguarderà professionisti del settore sanitario, la cui opera, proprio a causa della pandemia, è diventata ancora più ricercata e preziosa. Detto ciò, sono stati davvero tanti gli interventi messi in campo dall’Enpam, per sostenere i propri iscritti alle prese con le difficoltà dell’emergenza da Covid-19. Ammonta, infatti, a circa 800 milioni di euro l’impegno finanziario complessivo attivato finora, e che si è materializzato, tra le altre cose, nella concessione di bonus mensili e nella posticipazione dei termini di pagamento dei contributi previdenziali. La voce più importante è stata quella che ha riguardato il cosiddetto bonus Enpam, il contributo di 1.000 euro al mese per tre mesi, erogato a 77mila iscritti per un totale di circa 170 milioni di euro, compresa una seconda edizione dello stesso bonus, chiamata bonus Enpam Plus, che ha riguardato in particolare pensionati e giovani specializzandi, che in un primo momento erano rimasti esclusi. Abbiamo poi sospeso i versamenti dei contributi per un valore pari a circa 500 milioni di euro. Altri benefici hanno, infine, riguardato i familiari dei colleghi caduti per Covid, le indennità per i soggetti immunodepressi, oltre a quelle stanziate per i camici bianchi costretti a interrompere l’attività a causa di quarantena imposta dalle autorità sanitarie.  

Quali misure ancora nel 2021 sono previste per mitigare la catastrofe dovuta alla pandemia?

In questo 2021, migliaia di medici e odontoiatri continueranno a beneficiare di un rinvio prolungato nel versamento dei contributi, già sospesi a causa del Covid, che potrà arrivare fino al 2022. Inoltre, è stata potenziata una convenzione con la Banca popolare di Sondrio per permettere la dilazione fino a 30 mesi di tutti i contributi dovuti ad Enpam, tramite una carta di credito gratuita. Sono invece in attesa del via libera dei ministeri vigilanti due altri provvedimenti che prevedono un’indennità una tantum per i liberi professionisti risultati positivi al Covid e la presa in carico da parte dell’Enpam delle spese funerarie dei colleghi caduti per Covid-19, anche nei casi attualmente non previsti dal nostro regolamento. Merita poi una citazione, la formalizzazione di un accordo che permetterà a medici e dentisti di accedere a finanziamenti con la garanzia offerta da Enpam, tramite Cassa depositi e prestiti. Infine, stiamo per lanciare, grazie a un importante donatore, un fondo gestito da Enpam, per pagare gli studi a tutti gli orfani dei medici deceduti a causa del Covid. 

La Fondazione si è, da tempo, orientata verso un approccio polivalente, che ha superato i limiti della sola funzione previdenziale (il cui assolvimento resta, comunque, la finalità statutaria costitutiva e principale) per un ampliamento della propria sfera di azione, con prestazioni e servizi rivolti a favorire la professionalità degli iscritti: corsi di formazione e aggiornamento, promozione dell’accesso al credito, la tutela a 360 gradi del fruitore e della sua famiglia. Come nel caso di misure assistenziali, coperture sanitarie integrative, prestazioni di rimborso per spese mediche, per eventi imprevisti, assistenza per anziani malati o non autosufficienti. Cosa comporta, in numeri e risultati, tale politica?

Da qualche tempo ormai l’Enpam si è posta tra i propri obiettivi di sostenere i propri iscritti non solo nel momento della pensione ma anche durante il loro periodo di attività professionale. Lo scopo è quello di evitare che i camici bianchi vengano, per qualche ragione, espulsi dal ciclo lavorativo. Sostenere il lavoro e il reddito di medici e dentisti, vuol dire in ultima analisi garantire il puntuale versamento dei loro contributi e per questa via assicurare il pagamento delle pensioni. È per questo che abbiamo messo in campo, anche per il 2021, un piano molto articolato, con interventi di quello che noi definiamo un welfare generativo, del valore di circa 90 milioni di euro. Assicuriamo sussidi in casi di disagio, concessi per particolari condizioni di reddito, l’accesso agevolato ai mutui e ai finanziamenti, coperture sanitarie integrative garantite grazie alla società di mutuo soccorso “Salute Mia”, oltre alla polizza “Long Term Care”, che copre dal rischio di non autosufficienza, e al contributo, assegnato per particolari condizioni di reddito, a chi è ospite di case di riposo.

Occorre rimarcare una notizia: l’Enpam, a conferma dell’essenziale finalità pubblica perseguita, così come del ruolo sussidiario svolto nei confronti dello Stato, ha concorso ad anticipare le risorse statali, gestendo per i mesi di marzo e aprile 2020, la cosiddetta indennità di 600 euro prevista dal Decreto- Legge numero 18 dello scorso 17 marzo, elevata poi per il mese di maggio a 1.000 euro (con erogazione in via automatica) dal successivo Decreto-Legge numero 104. Ciò si evince dal Rapporto Adepp dedicato al “welfare” della crisi e del sostegno alla ripresa, 495mila le richieste ammesse in media ogni mese, su un totale di 1.298.000 iscritti. Uno sforzo veramente notevole, cosa ci può dire a tal proposito?

Per quanto riguarda direttamente l’Enpam, posso segnalare che è stato di circa 90 milioni il plafond utilizzato a oggi per pagare gli indennizzi statali, quelli relativi cioè ai mesi di marzo e aprile (dell’importo di 600 euro) e di maggio (di 1.000 euro). È il caso, infatti, di sottolineare che l’intero esborso in questione è stato anticipato con risorse dell’Enpam. Lo Stato ha provveduto poi a rimborsare le somme anticipate, anche se manca all’appello ancora un 2 per cento residuale. Da notare che in un primo momento i professionisti erano rimasti esclusi da questo sussidio. Poi, grazie alle nostre proteste e alla nostra disponibilità ad anticipar queste risorse, la discriminazione è stata rimossa.

La Redazione Ansa del 17 febbraio 2021, riporta quanto sostenuto nel discorso del presidente del Consiglio, Mario Draghi, a favore delle Casse previdenziali dei professionisti, riunite nell’Adepp, di cui lei ricopre parimenti la presidenza, una possibile riforma della tassazione. Ma come rafforzare le tutele dei lavoratori autonomi e irrobustire le relative reti di protezione spettanti?

In qualità di presidente delle Casse dei liberi professionisti (Adepp), ho apprezzato che il capo del Governo abbia citato le scarse tutele dei lavoratori autonomi come un problema da affrontare, e mi auguro che tra questi ci siano anche i professionisti ordinistici. Sono anni, infatti, che gli Enti dei professionisti chiedono di poter fare di più per rafforzare le reti di protezione per i propri iscritti e il riferimento che il presidente del Consiglio Draghi ha fatto a una possibile riforma della tassazione lascia ben sperare. Bene in particolare che ci sia una commissione di esperti a studiarla e benissimo che ci si voglia orientare verso esperienze europee. In questo senso, non mi stancherò mai di ricordare che la doppia tassazione, a cui siamo sottoposti, a differenza di quanto avviene nel resto d’Europa, è un freno alla nostra capacità di fornire sempre una maggiore assistenza, anche strategica, ai nostri iscritti. Se dobbiamo mettere soldi in tasse non li possiamo spendere per il welfare.

Molti medici sono eroicamente caduti nel corso della lotta contro la pandemia, ho visto un recente video dedicato a un’iniziativa commemorativa da parte della Fondazione. Ci può parlare di tale progetto?

La prima Giornata nazionale dedicata al Personale sanitario che si è svolta lo scorso 20 febbraio è stata dedicata alla memoria di tutti i professionisti che hanno perso la vita lottando in prima linea contro il Covid. Nell’occasione l’Enpam ha illuminato la facciata della propria sede di piazza Vittorio Emanuele II a Roma, con un enorme tricolore listato a lutto e ha proiettato dentro i nomi di tutti i medici e odontoiatri deceduti a causa della pandemia. L’evento è stato ripreso integralmente con una diretta streaming che è andata in onda dalle 19 alle 24. Abbiamo anche realizzato una stele elettronica permanente con i nomi di tutti i colleghi caduti, che accoglierà i visitatori presso la nuova area archeologica che, appena le condizioni lo consentiranno, verrà inaugurata sotto la sede dell’Enpam, dove è presente anche un Auditorium che verrà anch’esso intitolato alla memoria dei camici bianchi caduti per il Covid.

La categoria medica italiana è, in Europa, la meno retribuita rispetto alla media degli altri Paesi membri della Comunità. Ci può chiarire sui numeri e sulle ragioni di tale grave disomogeneità? Ciò ha un’influenza sul gettito di previdenza il che, in situazioni come quella attuale, può ridurre, rispetto ad altre nazioni, il margine d’intervento?

Si stima che i camici bianchi italiani guadagnino circa un terzo in meno dei propri colleghi europei. È tempo, dunque, di lanciare con forza nel nostro Paese il tema dell’equo compenso dei liberi professionisti.

L’emergenza Covid-19, prima o poi cesserà, quale impatto di bilancio prevede e quali insegnamenti possiamo trarre per le generazioni future?

Questa drammatica pandemia ci lascerà pesanti eredità, su cui dovremo riflettere e intervenire. Credo sia diventato chiaro per tutti che bisogna smettere di togliere risorse al servizio sanitario nazionale. Il trend negativo di questi anni ha portato a un numero insufficiente di terapie intensive e a un ridimensionamento della medicina del territorio. Inoltre, bisognerà completamente rivedere l’atteggiamento dei medici di base, che sono stati il primo e spesso unico avamposto di fronte al Covid. La pandemia ci lascia, infatti, un futuro con tante fragilità, che obbligano anche la professione a pensare a quale sarà il proprio ruolo. Io credo che il medico di famiglia debba essere considerato lo specialista della persona, in una relazione fiduciaria con i propri assistiti, una sorta di primario del territorio in grado di gestire l’assistenza e la cura utilizzando le figure professionali di prossimità. Ancora una volta, il richiamo forte è a una nuova rivalutazione della sanità nazionale, con un progetto di erogazione delle sue prestazioni essenziali, garantito da un finanziamento che agisca anche per colmare quelle carenze di medici che, purtroppo, noi avevamo ampiamente previsto ben prima della pandemia.

Aggiornato il 18 marzo 2021 alle ore 09:52

 

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