Un nuovo strumento per ottenere e ripagare un prestito
La cessione del quinto dello stipendio o della pensione è il nuovo affare delle banche. Per i risparmiatori è una soluzione di finanziamento in più, che si sta allargando da pensionati e pubblici dipendenti anche ai lavoratori delle aziende private (per ora fermi, secondo gli operatori, al 12-13% del mercato). Che cos’è la cessione del quinto? à un particolare tipo di prestito personale, che prevede l’estinzione del finanziamento attraverso la cessione di quote del proprio stipendio o della propria pensione per un valore fino a un quinto, appunto, della retribuzione netta. In sostanza la rata viene trattenuta all’origine, sullo stipendio o sulla pensione.
I tassi sono più convenienti rispetto ai prestiti personali, perché la «Cqs» («cessione del quinto dello stipendio», appunto) è più garantita: l’assicurazione sull’impiego e sulla vita è obbligatoria. Significa che non ci sono ricadute sugli eredi in caso di morte e che se si perde il lavoro il debito viene pagato.
Inoltre l’impatto sui bilanci delle banche è minore rispetto ai prestiti personali dopo l’intervento europeo sui requisiti di capitale (Crr) di due anni fa, che ha ridotto dal 75% al 35% il fattore di ponderazione prudenziale. Uno sconto patrimoniale e un successo per l’Italia, visto che lo strumento del «salary backloan» oltre che qui pare esista solo in Brasile e in Portogallo. Unito alle nuove regole di vigilanza varate dalla Banca d’Italia nel 2020 e alla regolamentazione più stringente dell’Assofin, questo ha reso il settore attraente per i grandi gruppi e più trasparente, sfoltendo i tanti intermediari.
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Cessione del quinto dello stipendio o della pensione: i numeri
Secondo le rilevazioni al 3 novembre scorso dell’Economia del Corriere su un panel di sei istituti (Intesa, Unicredit, Bnl-Bnp Paribas, Ibl, Prexta-Mediolanum e Agos), il tasso annuo effettivo globale medio è oggi del 5,67% per i dipendenti pubblici per 10 mila euro da restituire in sei anni. L’importo da rimborsare sarà alla fine di 11 mila 797 euro. Il Taeg sale al 9,12% per i dipendenti privati, bacino più rischioso perché le aziende, soprattutto piccole e medie, possono chiudere o ridurre gli organici con la crisi. In questo caso la cifra da restituire è di 12 mila 920 euro. Sono condizioni più favorevoli rispetto ai prestiti personali il cui tasso medio secondo il panel de L’Economia è del 10,15% per 10 mila euro. La differenza è che per avere un finanziamento con «il quinto» serve circa un mese rispetto ai pochi giorni dei prestiti personali, perché il datore di lavoro (il Tesoro per i dipendenti pubblici e l’Inps per i pensionati) ha tempi di risposta più lunghi. Il Tesoro starebbe studiando soluzioni digitali per accelerare.
Le offerte sul mercato della cessione del quinto e le operazioni dei big
Nel panel de L’Economia e nell’ipotesi dei 10 mila euro l’offerta più conveniente per i dipendenti pubblici è di Intesa (Taeg 5,08%) seguita da Ibl (5,11%) e Bnl-Bnp (5,12%). Per i privati il tasso minore è di Ibl (5,99%), seguono Bnl-Bnp (7,10%) e Agos (9,29%). Certo, bisogna avere un lavoro a tempo indeterminato o una pensione. L’ultima operazione che segnala il fermento nel settore è del mese scorso, l’opa di Poste Vita su Net Insurance, compagnia che garantisce i prestiti con il quinto. Proprio Poste ha costituito con Bnl Finance un anno fa Financit, società per la cessione del quinto (40% Poste, 60% Bnl — ma non si rivolge ai privati). à nata un anno fa anche la Prexta di Mediolanum. E Intesa ha incorporato Prestitalia da Ubi chiudendo un bilancio 2021 record. Mentre Unicredit fa da sola con una rete di 700 consulenti (ma è servita anche da Financit) e il 10% di quota di mercato dichiarata. «Contiamo di chiudere l’anno superando ampiamente il miliardo di euro di flussi finanziati — dice poi Mario Giordano, ceo di Ibl Banca —. Il settore è in continua crescita dopo avere segnato un incremento dell’8,6% nel 2020-2021».
La crescita della cessione del quinto
Secondo Assofin nel gennaio-settembre di quest’anno rispetto allo stesso periodo 2019 la cessione del quinto è salita a valore del 2,4% con un importo medio di 19 mila euro (contro i 10 mila 667 euro dei prestiti personali). Gli operatori vedono l’impennata in questi ultimi mesi. «Prevediamo per dicembre un mercato in crescita del 10-15% dal 2019, le stime sui nuovi flussi sfiorano i 7 miliardi — dice Salvatore Ronzino, ceo di Prexta —. C’è stata una evoluzione del prodotto che da “ultima spiaggia” è diventato strumento comune. Quest’anno ci aspettiamo di erogare 500 milioni, ottimo risultato per una società partita da poco. Ma va reso più efficiente tutto il processo di erogazione». «Da quando è scoppiata la pandemia il sistema bancario ha aumentato le erogazioni garantite, meno esposte alle possibili conseguenze — dice Giuseppe Piano Mortari, direttore operativo di Assofin —. C’era uno stigma verso la cessione del quinto che non c’è più. La Cqs si rafforzerà ».
L’evoluzione del mercato della cessione del quinto
«Fino a qualche anno fa l’80% del mercato era coperto dai piccoli operatori, oggi è il contrario — dice Erminio Di Iorio, ceo di Financit che ha circa il 10% del mercato —. Pensiamo di chiudere il 2022 con 600 milioni di erogato, in linea con l’anno scorso, e prevediamo una crescita costante nel 2023. Con Poste stiamo ragionando di aprire anche ai privati, ma con aziende solide sulle quali faremo valutazioni interne». A corollario c’è il lato etico: «La cessione del quinto è un prodotto d’inclusione sociale, — dice Giovanni Machetti, presidente di Financit —, allarga i finanziamenti agli anziani che sono soggetti fragili». Inversione a U.
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