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L’attuale quadro macroeconomico presenta luci e ombre, con i primi mesi del 2024 segnati da una produzione manifatturiera ancora in contrazione (-2,2% tendenziale nel primo trimestre), senza segnali di inversione di tendenza a breve termine. La domanda, in sospeso da diversi mesi, attende i nuovi provvedimenti per Industria 5.0, raffreddando gli investimenti delle imprese nel Veneto Est. Nonostante la fase di evidente rallentamento, la propensione ad investire nei prossimi sei mesi interessa complessivamente il 72,8% delle imprese di Padova, Treviso, Venezia e Rovigo, in calo rispetto al 79,4% dello stesso periodo del 2023. Il dato essenziale è la stabilità (57,8%); quasi tre imprese su dieci (27,2%), con una maggiore incidenza tra le piccole aziende (30,1%), prevedono di ridurre gli investimenti rispetto ai livelli dell’anno precedente, mentre il 15% li aumenterà.

Dal punto di vista quantitativo, nel corso del 2024 il 40,8% degli imprenditori prevede di destinare tra l’1 e il 2% del fatturato agli investimenti; circa tre su dieci (28,9%) una quota compresa tra il 3-5%; il 16% (in discesa dal 25% nel 2023) oltre il 5% dei ricavi (il 4,6% oltre il 10%). Innovazione e capitale umano rappresentano i principali driver per gli investimenti: tra coloro che intendono investire, quasi otto su dieci (78,4%) lo faranno nella formazione per aggiornare o sviluppare nuove competenze all’interno dell’azienda; il 67,1% investirà in tecnologie e reti informatiche, il 63,9% nel welfare aziendale, il 61,0% in impianti e macchinari. Seguono, con quote superiori al 50% (erano possibili risposte multiple), gli investimenti in digitalizzazione (59,3%), capitale umano (58,9%) e tutela ambientale (51,5%).

I tassi d’interesse ancora elevati (nonostante la riduzione dello 0,25% operata dalla BCE) e le condizioni di finanziamento restrittive inducono le imprese a ridurre la domanda di credito bancario per gli investimenti. La quota maggioritaria (55,7%), concentrata nelle medie e grandi imprese, ha fatto maggior ricorso all’autofinanziamento, compensando la minore leva con le riserve di liquidità, al fine di evitare di contrarre nuovi finanziamenti a costi più elevati. Il 12,7% ha richiesto finanziamenti bancari a medio-lungo termine; il 6,3% a breve termine (il 4,1% con leasing; solamente il 2,6% attraverso incentivi pubblici).

In aggiunta, la domanda di lavoro da parte delle imprese si mantiene vivace. Al netto delle sostituzioni per pensionamento, il 54,2% prevede di effettuare nuove assunzioni nel corso del 2024 (71,1% tra le grandi imprese), per dotare l’azienda delle competenze necessarie per un rinnovamento complessivo (26,4%), sostenere la crescita della domanda (24,1%), supportare cambiamenti tecnologici e organizzativi (21,9%) o l’espansione in nuovi mercati (12,8%).

Queste sono le principali evidenze che emergono dall’indagine congiunturale e dal Focus “Le imprese tra investimenti e capitale umano. Le opinioni degli imprenditori di Confindustria Veneto Est”. Lo studio, realizzato dall’Associazione in collaborazione con Fondazione Nord Est, è stato condotto tra aprile e maggio 2024 su un campione di 806 imprese manifatturiere e di servizi delle province di Padova, Treviso, Venezia e Rovigo, rilevando le intenzioni di investimento e assunzione per l’anno in corso.

«Nonostante uno scenario incerto e turbolento – commenta Federico Zoppas, Consigliere Delegato di Confindustria Veneto Est per l’Ufficio Studi, caratterizzato da instabilità geopolitica e frenata di mercati cruciali come la Germania, energia, materie prime e trasporti soprattutto via mare ancora cari, tassi elevati, gli imprenditori continuano ad investire oggi, sia pure con maggior cautela, per affrontare un riposizionamento tecnologico, digitale e geografico e ritagliarsi un importante vantaggio competitivo nel prossimo futuro. Affinché questo accada, vanno rimossi i fattori di incertezza, proseguito in modo più incisivo il taglio dei tassi della BCE, sostenute con grande attenzione soprattutto le piccole imprese, che hanno possibilità di investimento strutturalmente più basse delle medio-grandi a causa di una minore capacità finanziaria e maggiore difficoltà a reperire risorse umane qualificate».

«Servono scelte di politica industriale coraggiose – dichiara Alberto Zanatta, Vicepresidente Vicario di Confindustria Veneto Est. Quindi, chiediamo al Governo di emanare subito il decreto attuativo del credito di imposta Transizione 5.0, annunciato da molti mesi, perché sia utilizzabile già da metà luglio, visto l’attuale orizzonte temporale limitato al 31 dicembre 2025 per poterne usufruire, con regole di ingaggio chiare e facilmente accessibili, così da sprigionare i 6,3 miliardi del PNRR nei tempi previsti e permettere alle aziende di finalizzare i necessari investimenti in tecnologia e competenze per la digitalizzazione e il risparmio energetico. Da qui e da misure strutturali, con una visione almeno a cinque anni, e da interventi più decisi della BCE sui tassi, potrà venire una decisa spinta agli investimenti, alla fiducia delle imprese e alla produttività, quindi maggior vigore alla crescita a fine anno».

«Allo stesso tempo – conclude Zanatta – serve ridurre il costo dell’energia che oggi ci penalizza rispetto agli altri Paesi europei, puntare a un costo unico dell’energia, laddove oggi l’Italia paga 86 euro a mwh, la Spagna 14, la Francia 28, e all’indipendenza energetica, con il nucleare nel mix di fonti, per raggiungere gli obiettivi climatici garantendo allo stesso tempo il futuro dell’industria nazionale ed europea».

 

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