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L’ultima iniziativa è stata l’adesione da parte di Intesa Sanpaolo alla Net Zero Banking Alliance, un passo che rispecchia l’impegno dell’istituto di credito guidato da Carlo Messina ad azzerare le emissioni nette entro il 2050, sia proprie, sia per i portafogli prestiti e investimenti. E per rendere più concreto questo percorso Intesa Sanpaolo fisserà una serie di obiettivi intermedi di riduzione delle emissioni di CO2 a partire dal 2030 e correlati al committment Net Zero al 2050. Allargando la prospettiva, la banca, grazie alla sua posizione di leader nel sistema italiano del credito, intende giocare il ruolo di pivot per favorire la trasformazione del sistema produttivo italiano verso un’economia circolare e attenta agli effetti sull’ambiente. Per questo ha messo a disposizione delle imprese italiane oltre 400 miliardi di euro di erogazioni a medio-lungo termine nell’arco dei prossimi anni a supporto del PNRR. Ma per Intesa Sanpaolo l’attenzione alle variabili ESG non si focalizza solo sugli aspetti ambientali, la componente sociale rappresenta un aspetto chiave del proprio modo di porsi come istituto di credito. Un’azione che si è vista nel concreto nella risposta all’emergenza sanitaria. “Per contrastare l’emergenza pandemica il Gruppo, nel corso del 2020, si è mobilitato con una donazione di oltre 100 milioni di euro alla Sanità, con fondi alla ricerca anti Covid e con interventi filantropici per ridurre le disuguaglianze. A queste misure si aggiungono ulteriori iniziative proprie dell’attività bancaria volte al sostegno dell’economia reale per famiglie e imprese, come moratorie, prestiti garantiti, plafond ad hoc” spiega Paolo Bonassi, Responsabile Direzione Strategic Support di Intesa Sanpaolo, la persona che all’interno del gruppo ha una visione strategica di tutte le attività della banca attinenti alle variabili ESG e all’impatto che le decisioni dell’istituto hanno sulla società e sull’economia italiana.

Stiamo uscendo da un periodo difficile con l’emergenza Covid che ha creato tensioni non solo sotto il profilo umano e sociale, ma anche per le aziende e l’economia. Quali strumenti avete messo in campo per aiutare le imprese e le famiglie ad uscire da questo momento?

Oltre alle già citate donazioni, abbiamo messo a disposizione 50 miliardi di euro di nuovi crediti per aiutare le imprese a proseguire la loro attività in un momento di grande incertezza e 10 miliardi di euro per sostenere circa 2.500 filiere produttive. Sono stati avviati prestiti con logica impact – tassi molto bassi, lunghi tempi di restituzione e senza garanzie – a sostegno delle famiglie a basso reddito e delle PMI in difficoltà.

Per accelerare la ripartenza dell’economia e delle imprese Intesa Sanpaolo si è impegnata a mettere a disposizione del Paese oltre 400 miliardi di euro di erogazioni a medio-lungo termine nell’arco dei prossimi anni a supporto del PNRR. Il focus è su green, circular e transizione ecologica, infrastrutture, trasporti e progetti di rigenerazione urbana per far ripartire l’industria, recuperare occupazione e ridurre le disuguaglianze sociali, che in questo periodo si sono ulteriormente ampliate.

Oggi, in fase di ripartenza, facciamo la nostra parte per rendere la crescita sostenibile, ponendo particolare attenzione agli aspetti ESG, al digitale, all’inclusione. E con una attenzione particolare ai giovani.

Tra le grandi sfide che abbiamo di fronte quella dell’emergenza climatica è una delle più importanti. Come banca leader avete un ruolo importante nell’accompagnare le imprese verso questa transizione. Quali strumenti avete messo in campo per favorire l’adozione di un modello di sviluppo sostenibile da parte delle aziende e della circular economy? E come banca qual è la vostra policy sul clima?

Intesa Sanpaolo si è impegnata ad azzerare le emissioni nette entro il 2050, sia proprie, sia per i portafogli prestiti e investimenti, aderendo alla Net-Zero Banking Alliance (NZBA) e come Eurizon e Fideuram alla Net Zero Asset Managers Initiative (NZAMI). Si tratta di un impegno significativo che coinvolgerà tutte le strutture della Banca, necessario per dare un contributo decisivo allo sforzo collettivo a contrasto del cambiamento climatico.

Dal 2018 abbiamo erogato quasi 6 miliardi di euro per accompagnare le imprese verso un modello circolare, nell’arco del PNRR metteremo a disposizione 76 miliardi di euro per green e circular economy per la transizione ecologica delle imprese, abbiamo un plafond da 2 miliardi per strumenti innovativi come i Sustainability loan, che premiano con una riduzione dei costi del finanziamento le imprese capaci di raggiungere obiettivi condivisi di sostenibilità. Siamo leader degli investimenti sostenibili, con Eurizon che ha più di 160 fondi classificati ai sensi degli articoli 8 e 9 della Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR) per oltre 100 miliardi di euro di masse gestite, quasi la metà del totale fondi.

Inoltre, le policy pubblicate a luglio prevedono la cessazione immediata di nuovi finanziamenti per l’estrazione del carbone e di risorse oil&gas non convenzionali e l’azzeramento delle esposizioni entro il 2025 per il primo caso ed entro il 2030 per il secondo.

Anche per quanto riguarda le emissioni proprie ISP aveva già sviluppato nel 2017 un piano di riduzione con target specifici sulle emissioni di CO2 Scope 1 e Scope 2 al 2022 e 2037. È stata avviata di recente una revisione ancora più ambiziosa di questo piano e la predisposizione di un nuovo Own Emissions Plan, che prevede una riduzione delle emissioni di CO2 con obiettivi intermedi al 2030 correlati al committment Net Zero al 2050.

Donazioni, credito agevolato, finanziamenti a persone fragili. Sono tutte attività rese possibili dal fatto che Intesa Sanpaolo con un utile di 4 miliardi al terzo trimestre e un Cet1 del 15,1% è una delle banche più solide e redditizie in Europa. Cosa significa essere una banca solida al servizio del Paese e come si concretizza questo obiettivo? Come si legano i concetti di redditività e sostenibilità? E la Banca ad Impatto opera con logiche differenti? Qual è il suo ruolo e come si integra con l’attività del gruppo?

Intesa Sanpaolo è tra le migliori banche in Europa per solidità patrimoniale e continua a generare risultati importanti anche in momenti complessi come l’attuale. Per noi rimane prioritaria la creazione di valore e la sua condivisione. La distribuzione di dividendi, come ricordato recentemente dal CEO Carlo Messina, fa parte delle responsabilità sociali d’impresa, in particolare per una banca come Intesa Sanpaolo che ha tra i propri azionisti principali le Fondazioni, che li riversano su interventi a sostegno dei territori, e molti piccoli azionisti per i quali sono risorse fondamentali. Gli ottimi risultati economici sono anche il presupposto per i tanti progetti che Intesa Sanpaolo ha avviato a sostegno del Paese nel sociale, nella formazione, nella cultura, un impatto che amplia il beneficio a tutti gli stakeholder, non solo agli azionisti.

E’ un approccio che si ricollega a quella logica che abbiamo sperimentato, tra i primi, con Banca Prossima, oggi incorporata in ISP con la Direzione Impact, che integra gli aspetti sociali con il credito investendo sulle potenzialità dei primi esclusi: con il Fondo d’Impatto di 300 milioni di euro (che consente un’erogazione di credito fino a 1,5 miliardi di euro) favoriamo l’accesso al credito a nuove categorie di soggetti – quali giovani studenti, mamme lavoratrici e pensionati ma anche volontari del servizio civile e famiglie con figli in età scolastica o con persone non autosufficienti – che finora avevano difficoltà ad accedervi secondo i criteri tradizionali. Inoltre, rimaniamo la banca di riferimento per un Terzo Settore che in questo periodo di pandemia ha dimostrato a tutti la propria utilità ed efficacia.

Per Intesa Sanpaolo la sostenibilità è uno dei pilastri della mission aziendale. Quali sono state le priorità in questo ambito? La trasformazione verso un modello di economia sostenibile per l’intero Paese necessita di un passaggio culturale. Qual è il compito di un grande gruppo come Intesa Sanpaolo per diffondere questi principi, che, anche grazie alla nuova normativa ESG, non possono più essere trascurati?

Negli ultimi anni la forte diffusione della cultura della sostenibilità, supportata sia da una crescente sensibilità sia da importanti studi sugli impatti del cambiamento climatico, ha determinato una generale e rafforzata attenzione per le tematiche ESG da parte degli organi regolatori e di tutti gli stakeholder di impresa. Tale ambito di riferimento ha reso essenziale, per le aziende, l’integrazione dei fattori ESG all’interno della propria strategia di business al fine di rispondere in maniera efficace e concreta alle esigenze determinate da questo cambiamento epocale.

In questo scenario, Intesa Sanpaolo, banca per tradizione e per mission attenta alla dimensione Paese, vantava già un eccellente posizionamento in ambito ESG e, per consolidare la propria leadership nella sostenibilità, ha dato avvio, nella seconda parte del 2019, al Programma ISP4ESG attraverso cui intende rispondere in maniera efficace e tempestiva alle mutate esigenze degli stakeholder e generare un impatto positivo e concreto all’interno dell’azienda e sulla società sia attraverso la diffusione della cultura ESG, sia attraverso il supporto ai propri clienti per intraprendere il percorso di transizione verso nuovi modelli di business sostenibili. 

I temi ESG/Climate risultano essere per le banche e per le aziende in generale fortemente trasformativi. Il percorso di transizione per ISP, come per le altre banche, è solo avviato, è ancora lungo e coinvolge in maniera importante molteplici strutture aziendali. Nel prossimo Piano Industriale il Gruppo dettaglierà ancora meglio i propri obiettivi di sostenibilità ridisegnando il proprio business e ampliando il già rilevante ruolo esercitato di supporto e indirizzo al contesto economico e sociale.

Tra le emergenze in Italia vi è quella dell’occupazione giovanile. Intesa Sanpaolo ha avviato diverse iniziative tra cui il Progetto Giovani e Lavoro, che ha l’obiettivo di favorire l’ingresso di giovani nel mondo del lavoro. Com’è andata l’esperienza e quale può essere il ruolo di una grande banca per favorire l’occupazione e lo sviluppo dei giovani?

L’occupazione giovanile è uno dei grandi problemi del nostro Paese. C’è un disallineamento tra le competenze richieste dalle imprese e la formazione dei giovani, per questo abbiamo realizzato il progetto Giovani e Lavoro che raccoglie in anticipo le necessità delle aziende su un dato territorio e progetta in conseguenza corsi di formazione intensivi ed esperienziali per acquisire le competenze richieste. Si tratta di un’iniziativa, già avviata da alcuni anni, per favorire l’occupazione attraverso la formazione e l’accesso al mercato del lavoro italiano di 5.000 giovani in un arco di tempo pluriennale. Dal 2019 il programma ha coinvolto circa 1.800 imprese; i ragazzi interessati al programma formativo sono stati oltre 22.000 di cui circa 1.900 sono stati inseriti in aula a valle del processo di selezione, con un tasso di assunzione superiore all’80% per le classi con attività di placement conclusa.

Più in generale abbiamo messo in campo numerose iniziative per agevolare gli studi e avvicinare le nuove generazioni al mondo del lavoro come Z Lab, il percorso triennale di alternanza scuola lavoro con cui aiutiamo studenti della secondaria superiore ad acquisire nuove competenze e orientarsi nella scelta del loro futuro, o come il credito agevolato ‘per Merito’ per studenti universitari che non chiede alcuna garanzia, ha tassi bassi e lunghi tempi di restituzione. Non servono voti eccellenti, ma solo tenersi in regola con gli esami. Collaboriamo con oltre 60 atenei italiani con borse di studio e progetti congiunti. Inoltre, 4.600 giovani entreranno nell’organico della Banca entro il 2025 apportando nuove energie e competenze a conferma di come l’occupazione dei giovani e il ricambio generazionale siano una nostra priorità.

 

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