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BRINDISI – Brindisi dopo Cerano non è solo una questione di energia che riguarda l’Italia intera, ma una questione sociale oltre che di economia del territorio locale. La guerra in Europa e la crisi energetica fanno funzionare tre gruppi a Cerano e continueranno a farlo finché la congiuntura emergenziale lo richiederà, ma Enel ha detto in lungo ed in largo che lo stop al carbone è fissato al 2025 e che, dopo quella data, si volta pagina senza che ci sia stato un periodo di transizione perché, appunto, l’attuale congiuntura non lo consente.

E quando nelle scorse settimane si è parlato di riconversione a gas perché si completava favorevolmente un iter autorizzativo avviato anni addietro, il colosso elettrico ha confermato che il futuro consta di tre direttrici: «rinnovabili», «logistica», «efficienza energetica». Non solo: quando sempre nelle scorse settimane in altri ambiti territoriali si parlava dei siti produttivi con combustibili fossili è stato sottolineato che il fatto che il carbone continui a essere utilizzato nei tre gruppi ancora attivi nella Federico II (uno è già stato spento quando il colosso elettrico ha dato avvio al suo programma di dismissione del carbone) altro non è che un «contributo alla sicurezza energetica nazionale», anche in considerazione delle necessità dettate dal conflitto russo-ucraino.

Ma il 2025 è dietro l’angolo e ieri mattina, proprio a Brindisi, i rappresentanti di Enel Logistics hanno incontrato in una riunione i componenti del Consiglio generale di Confindustria per illustrare «le opportunità offerte dalla Zona Franca Doganale di Brindisi, gestita da Enel Logistics srl, società interamente partecipata da Enel Italia SpA». In particolare, la delegazione ha illustrato il sito e i servizi messi a disposizione dell’imprenditoria locale sulla base di alcuni punti fermi di carattere generale legati alla presenza della Zona Franca doganale (Zfd) che «consente di importare e far stazionare (senza limiti di tempo) merci extra UE in sospensione di imposte, sino all’immissione in libero commercio in Italia o Paesi UE»; di «importare merci extra UE e reindirizzarli verso altri paesi extra UE senza assolvere agli oneri IVA o imposte doganali in Italia»; di «importare materie prime o semilavorati extra UE, rispettivamente, lavorati in prodotto finito o perfezionati in prodotto finito, entrambi, destinati a mercati extra UE, sempre in sospensione di imposte».

Ieri, in particolare, è stato sottolineato che l’hub logistico proposto è esteso per 19 ettari nell’area dell’ex centrale di Brindisi Nord ed è ubicata all’interno della ZES adriatica, in zona retroportuale perimetrata quale Zona Franca Doganale (ZFD), di cui Enel Logistics Srl sarà gestore. In particolare ci si è soffermati sul magazzino logistico agro-alimentare, sui piazzali di stoccaggio di containers ed auto e si è detto pure che si intende creare un polo aggregatore delle eccellenze dell’agricoltura locale e di efficientamento della filiera logistica agrifood e della riduzione dei costi perché quei luoghi avrebbero la funzione di aggregare sia i produttori sia le eccellenze pugliesi.

Da parte di Enel Logistic si è fatto anche presente che non tutti i tasselli sono ancora a loro posto perché un confronto serrato con la Soprintendenza per alcuni vincoli paesaggistici comporterà un ritocco alla progettualità complessiva di circa due milioni di euro, ma intanto questo è sembrato il miglior momento per iniziare e mettere le carte sul tavolo e proporre una partnership diffusa dove Enel ed imprese giochino ruoli importanti. È apparso chiaro a tutti che la logistica non è, e non potrà mai essere, il «core business» del colosso elettrico perché esso resta l’energia in tutte le possibili declinazioni, ma da quanto è dato sapere non si è parlato di livelli occupazionali che al momento sono dati dai circa 280 addetti diretti e da almeno 480 di impiegati nell’indotto. Peraltro si è saputo che analogo incontro è previsto oggi a Bari, ma lì non c’è la centrale di Cerano e, pur nella considerazione di quanto fin qui raggiunto, bisognerà attendere di saperne di più sul futuro della centrale e sulle ricadute occupazionali e – tema strettamente collegato – sul destino delle aree che necessitano di bonifica e di riqualificazione.

 

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