“La possibile scadenza di questa misura al 30 giugno, destava grande preoccupazione, soprattutto alla luce degli importanti segnali di crescita del Mezzogiorno i cui indicatori congiunturali lo vedono partecipare attivamente alla crescita nazionale, collocandolo stabilmente al di sopra della media dell’Ue (+0,4 nel 2023) e al di sopra la media nazionale (+ 0,9%) e, rispetto ai quali la decontribuzione Sud ha dato un contributo sostanziale.
Ricordiamo che fra le tante misure previste per il Mezzogiorno, la predetta decontribuzione è risultata quella con maggiore ricaduta occupazionale e con minori effetti distorsivi, sia in termini di utilizzo che di evasione.
Per non rallentare tale spinta favorevole, per la CISL è importante mettere a sistema e coordinare tra loro tutti gli strumenti di politica territoriale idonei a fare del Mezzogiorno il traino della crescita del Paese, continuando anche a dare impulso al PNRR, che dovrà essere attuato e implementato utilizzando in modo coordinato i finanziamenti della politica di coesione, sia europei che nazionali.
Il complesso di queste risorse dovrà continuare ad essere associato a misure di sostegno all’occupazione, come le decontribuzioni, nell’ambito di una strategia strutturata per l’intera Area che includa, oltre al piano triennale della ZES unica, anche strumenti di politica industriale, complementari e selettivi: contratti di sviluppo (CdS), credito di imposta ZES Unica, Bonus ZES e Resto al SUD 2.0.
Si tratta adesso, visto l’ottimo impatto occupazionale nell’Area meridionale della misura, di utilizzare i 6 mesi di proroga per renderla strutturale, inserendola in un quadro di policy sistemico, organico e prospettico volto a sostenere e qualificare l’offerta produttiva del Sud, impegni sui quali la nostra Organizzazione conferma la forte volontà di contribuire nei tavoli di confronto che auspichiamo il Governo promuova quanto prima”.
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