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di Giuseppe Gaetano, editor in chief

Visto che le dinamiche inflazionistiche sono differenti al di là dell’Atlantico, e nell’Eurozona sono in gran parte attribuibili a termini di scambio negativi anziché a un eccesso di domanda, per S&P “è probabile che la Bce limiti i tagli dei tassi a non più di uno per trimestre fino al terzo del 2025”.

Il mercato dei futures, dal canto suo, prevede solo un’altra sforbiciata per l’anno in corso e altri due da qui a fine 2025 ma – al di là della tempistica della riduzione del costo del denaro – la progressiva riduzione sarà “l’occasione per le banche, che in parte avevano già anticipato da mesi il taglio dei tassi, di migliorare ulteriormente le condizioni praticate sui mutui alle famiglie e sui prestiti alle imprese” afferma il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni -. Nell’arco del 2024 saranno probabilmente deliberate altre riduzioni con il tasso base che entro dicembre potrebbe scendere al 3,5-3,75%” afferma, fiducioso che l’inflazione resti “su livelli decisamente meno preoccupanti rispetto alle fiammate del 2022 e 2023“. Va detto che le ultime proiezioni degli esperti dell’Eurosistema hanno rivisto leggermente al rialzo le stime per il 2024 e 2025, rispettivamente al 2,5 e al 2,2%; motivo per cui il Consiglio direttivo continua a essere molto prudente e a ribadire che le decisioni future, a partire dalla prossima di giovedì 18 luglio, non saranno vincolate a un particolare percorso ma ancorate ai dati in uscita. Ad ogni modo, secondo la federazione, nelle prossime settimane gli interessi sui mutui potrebbero calare ancora al 3,45% (rispetto all’oltre 5% di media toccato l’anno scorso) e quelli sul credito al consumo all’8,5%.
Nei mesi a venire costerà di meno anche comprare auto o elettrodomestici, dunque più volumi di impieghi nelle future trimestrali degli istituti, in cambio di un minor margine d’interesse: non è detto che l’avvicendamento convenga ai bilanci degli intermediari. Gli outlook degli esercizi record del 2023, come le relazioni finanziarie sul 1° trimestre 2024, stimano che – almeno nel 2024 – il net interest margin resterà praticamente allineato a quello del 2023; tuttavia il calo alla distanza è stato ampiamente messo in conto dai player, e d’altronde potrà aiutare il comparto a contenere il costo della raccolta e soprattutto a rilanciare i ricavi da commissioni su servizi bancari e prodotti di investimento, date in crescita del 4% nel prossimo biennio da Deusche Bank.

Per ora la scelta della presidente Christine Lagarde sembra soddisfare tutti. Forse “faciliterà l’accesso al credito, agevolando in particolare gli acquisti della prima casa. e inietterà fiducia nella comunità” come sostiene il presidente nazionale Fiaip Gian Battista Baccarini, i 25 centesimi di giugno però da soli certo non bastano e Confindustria non si fa illusioni: “Il ribasso sul costo del credito sarà limitato”, avverte l’associazione degli industriali.
Di sicuro ad avvantaggiarsi della normalizzazione della politica del board di Francorte sarà, nell’immediato, il milione e passa di mutuatari tutt’oggi a tasso variabile; nel lungo termine l’auspicio è invece che il business creditizio immobiliare torni finalmente in quota, sebbene i prezzi degli immobili – complice il boom degli affitti brevi – non ne vogliano sapere di scendere. Crif stima effetti benefici anche sul fronte della sostenibilità dei crediti – più per le imprese che per le famiglie – perché “le strette monetarie riducono la liquidità e condizionano le scelte delle banche nel campo delle erogazioni” rilevando nei primi 5 mesi del 2024 un’inversione di trend nel business, con un +4,3% a/a di richieste di nuovi mutui e surroghe dovuta, in parte, a “un naturale rimbalzo tecnico dopo 2 anni e mezzo di calo della domanda”; al contrario, per quanto riguarda la domanda di prestiti personali e finalizzati, nello stesso periodo i ricercatori registrano una flessione complessiva del 3,7%.

Inutile, a nostro avviso, addentrarsi con la calcolatrice nel minuzioso conteggio dei risparmi assoluti e percentuali sulle rate mensili, che sono ancora irrilevanti e variano notevolmente in base a importo e durata del prestito e – non ultimo – alle condizioni strutturali ed energetiche della casa che s’intende acquistare, in ottica finanziamento green. L’Energy Performance of Buildings Directive – la cosidetta direttiva Ue sulle case green – ha infatti avuto almeno il merito di spalancare un mercato verde scontato, proprio nel momento in cui i potenziali acquirenti ne hanno bisogno. Per MutuiOnline, da gennaio a maggio 3 richieste su 10 sono state per questa tipologia, con cui si risparmia dal 10 al 20% rispetto al mutuo standard e fa bene pure ai bilanci di sostenibilità. Secondo il comparatore, attualmente lo “spread” tra tasso fisso e tasso variabile è in media di circa 200 punti base mentre quello tra un mutuo green e uno tradizionale a tasso fisso – al momento le 2 soluzioni preferite dai clienti e più consigliate dai consulenti – si aggira attorno ai 40 pb. Anche in questi contratti, comunque, gli interessi cambiano a seconda della classe raggiunta dall’abitazione o che le si vuole far raggiungere a seguito di una ristrutturazione: una variabile sempre più decisiva nei modelli di pricing.

E il capitolo consumer lending? La dinamica disegnata da Assofin ha visto nel 2023 una contrazione del 4,5% per la cessione del quinto dello stipendio o della pensione e dell’1,6% per i presti personali, mentre i finalizzati sono aumentati addirittura dell’8,9 trascinando in positivo l’intero settore. All’improvviso, da gennaio, sono stati i finalizzati a ridursi lievemente e i personali ad aumentare dell’8,9%, continuando a rappresentare una buona metà dei 244 miliardi di euro erogati l’anno scorso nel credito al consumo: eppure le condizioni creditizie non sono cambiate granché per entrambi. Il dato, tra l’altro, pare contraddire i suindicati numeri Crif. Alcuni osservatori spiegano il cambio con l’aspettativa di maggiore stabilità e sicurezza economica da parte della clientela che – nonostante l’aggravarsi della crisi geopolitica – incide sulla domanda dei consumatori molto più che su quella dei mutuatari, riflettendosi di conseguenza sul relativo erogato.
Sullo sfondo di una generale ripresa, il rischio insolvenza accettabile e costantemente monitorato dagli operatori. Quanto a l’effetto del progressivo taglio della Bce, quantunque non lineare, questo s’inizierà ad apprezzare davvero sulle rate non prima dell’autunno inoltrato.

 

https://www.pltv.it/news-credito/credit-regulations/bce-tassi-al-425-i-prossimi-tagli-e-i-riflessi-sul-mercato-dei-mutui

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