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In epoca Covid, ai commercianti era stata data la possibilità di realizzare, all’esterno dei locali, delle strutture precarie necessarie ad ospitare gli avventori. Si trattava di una soluzione eccezionale, introdotta dal Decreto Ristori (dall’art. 9-ter, comma 5, del D.L. 137/2020, convertito dalla L. 176/2020), nata dalla necessità di scongiurare la crisi economica evitando la chiusura degli esercizi commerciali.

Allo stesso tempo, si cercava di tutelata la salute pubblica garantendo il minimo sindacale in termini di distanziamento e areazione degli ambienti. Era la classica soluzione di compromesso che rappresentava la quadratura del cerchio tenendo tutti contenti: i cittadini non vedevano l’ora di riprendere una vita quasi normale, i commercianti riprendevano l’attività.

Proprio i commercianti hanno avuto la meglio e hanno preso al volo questa ghiotta opportunità installando su vie, piazze, strade e marciapiedi dehors, gazebo, attrezzature, pedane, tavolini, sedute e ombrelloni di ogni colore, forma e dimensione, funzionali all’esercizio della propria attività.

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Le strutture precarie diventano fisse?

Passata la crisi, quelle che erano nate come strutture precarie momentanee realizzate per far fronte alla eccezionalità del momento, il più delle volte, non sono state smantellate e sembrano essersi trasformate in “strutture fisse”.

Il Decreto Ristori del 2020 era limitato al 31 dicembre 2021. Successivamente è intervenuta una vera e propria raffica di provvedimenti (Legge di bilancio 2022, dal Milleproroghe 2022, dal Decreto Concorrenza, D.L. n. 21/2022, D.L. n. 144/2022, D.L. n. 198/2022 ecc.) che, di fatto, hanno permesso di mantenere in esercizio queste strutture. Parallelamente è stata introdotta l’esenzione dalle tasse sull’occupazione del suolo pubblico e del canone di concessione.

Anche queste esenzioni, originariamente eccezionali, sono state prorogate di volta in volta e sembrano essersi consolidate e trasformate in esenzioni “ordinarie”.

Un’opportunità per i commercianti

Diciamocela tutta: i commercianti ci guadagnano alla grande, aumentano la superfice a disposizione del pubblico a costo zero! A farne le spese sono le finanze pubbliche (che vedono il gettito ridotto) e i cittadini. I pedoni sono costretti a fare lo slalom e gli automobilisti vedono diminuire lo spazio dei parcheggi, peggio ancora se le strutture sono state realizzate sulle strisce bianche ovvero sui parcheggi gratuiti.

Per certi versi vengono violate le regole della concorrenza agevolando i commercianti che hanno la possibilità di occupare lo spazio antistante al loro locale a discapito dei “colleghi” che non hanno questa fortuna.

Ripercussioni anche nel mercato delle locazioni: a questo punto un locale a piano terra, dotato di un ampio marciapiede, ha un valore superiore ad un immobile delle stesse dimensioni e caratteristiche con un marciapiede ridotto. Eppure i due locali, a parità di superfice coperta, hanno la stessa rendita catastale e versano la medesima IMU.

La modifica dei regolamenti

Che queste strutture fossero destinate a trasformarsi da precarie a “ordinarie” era un fatto quasi scontato. In Italia le “norme speciali”, spesso e volentieri, con una serie di proroghe infinite, si trasformano in “norme ordinarie” anche perché la politica incontra enormi difficoltà nel cancellare i benefici acquisiti da una fascia di cittadini-elettori. La circostanza che questi bonus fossero un fatto ormai acclarato è dimostrata dal fatto che alcuni comuni sono intervenuti sul tema modificando il regolamento edilizio.

Il Consiglio Comunale del Comune di Prato, per esempio, già a dicembre del 2022 aveva modificato il regolamento comunale permettendo la realizzazione dehors fino a 90 mq nel centro storico e fino a 120 mq nel restante territorio comunale.

Il Decreto Salva-Casa non salva i dehors

L’art. 2 del decreto cerca di regolarizzare questa situazione anomala permettendo di mantenere queste strutture purché siano in regola con gli strumenti urbanistici ed edilizi e le norme paesaggistiche e vengano evidenziate le “comprovate e obiettive esigenze idonee a dimostrarne la perdurante necessità.”

Il mantenimento non è automatico, occorre presentare una comunicazione di inizio lavori asseverata indicando l’epoca di realizzazione e le “comprovate e obiettive esigenze”. Dimostrare l’epoca di realizzazione non sarà un problema; nella stramaggioranza dei casi queste strutture sono nate in epoca Covid. Il punto critico sarà la necessità di dimostrare “le comprovate e obiettive esigenze” e “la perdurante necessità di mantenere queste strutture”.

Il Decreto Salva-Casa parla, letteralmente, di “strutture amovibili realizzate per finalità sanitarie, assistenziali, educative durante lo stato di emergenza nazionale dichiarato in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili Covid-19”. Di conseguenza, le perduranti necessità, dovranno riguardare esclusivamente questo ambito di applicazione e, poiché il covid-19 sembra essere stato accantonato, non dovrebbe più esserci la necessità di mantenere in vita queste strutture. Vedremo cosa si inventeranno gli italiani.

 

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